Nell’ipotesi di contratto di factoring con cessione pro solvendo di crediti futuri (nella specie, crediti nascenti in favore di una societa’ dall’esecuzione di un contratto di appalto), ricevuta la notifica della cessione, il debitore ceduto non puo’ liberarsi delle proprie obbligazioni adempiendo in favore di soggetto indicato dal creditore cedente (nella specie, la societa’ nuova appaltatrice dei lavori, in quanto cessionaria di un ramo di azienda dell’originaria creditrice), perche’ il cedente non puo’ piu’ disporre del credito ceduto atteso che la cessione in favore del “factor” di un credito non ancora venuto ad esistenza implica il solo differimento dell’effetto traslativo, ma non consente al cedente di continuare a disporre del credito come se fosse ancora proprio.

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Corte di Cassazione|Sezione 3|Civile|Ordinanza|19 luglio 2019| n. 19508

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMENDOLA Adelaide – Presidente

Dott. DI FLORIO Antonella – Consigliere

Dott. SESTINI Danilo – Consigliere

Dott. OLIVIERI Stefano – Consigliere

Dott. MOSCARINI Anna – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 2677/2018 proposto da:

(OMISSIS) SPA, in persona del legale rappresentante pro tempore Amministratore Delegato, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentata e difesa dall’avvocato (OMISSIS);

– ricorrente –

contro

(OMISSIS) SPA, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende;

– controricorrente –

e contro

(OMISSIS) SPA, FALLIMENTO (OMISSIS) SRL IN LIQUIDAZIONE;

– intimati –

avverso la sentenza n. 2359/2017 della CORTE D’APPELLO di MILANO, depositata il 30/05/2017;

udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del 26/02/2019 dal Consigliere Dott. ANNA MOSCARINI.

FATTI DI CAUSA

(OMISSIS) S.p.A. (ora (OMISSIS) SpA) convenne in giudizio avanti il Tribunale di Pavia la societa’ (OMISSIS) S.p.A. per sentirla condannare al pagamento dell’importo di Euro 286.726,20 in relazione a fatture emesse nei confronti di quest’ultima da (OMISSIS) s.r.l. e cedute ad essa attrice.

A fondamento della domanda assunse di aver stipulato con la societa’ (OMISSIS) s.r.l. in data 13/3/2002, un contratto di factoring ex lege n. 52 del 1991 ed articolo 1260 c.c., con cui il factor si rendeva cessionario di tutti i crediti vantati da (OMISSIS) nei confronti della debitrice (OMISSIS), a partire dalla fattura n. (OMISSIS), come da lettera di inizio rapporto, sottoscritta per accettazione da (OMISSIS) ed avente data certa. (OMISSIS), costituendosi in giudizio chiese di chiamare il Fallimento (OMISSIS) s.r. e la (OMISSIS) S.p.A. (di seguito (OMISSIS)), con la quale era stato stipulato un altro contratto di factoring, per sentir dichiarare chi fosse, tra l’attrice e le due chiamate, l’effettivo titolare del credito di Euro 116.115,20 di cui si riconosceva debitrice, con rigetto di ogni ulteriore domanda. Si costitui’ la terza chiamata (OMISSIS) S.p.A. assumendo di essere titolare dei crediti azionati da (OMISSIS) nei confronti di (OMISSIS) e chiedendo di essere dichiarata l’unica legittimata a ricevere i pagamenti offerti da quest’ultima, con rigetto delle domande di (OMISSIS). Il Fallimento (OMISSIS) rimase contumace.

Il Tribunale di Pavia, con sentenza del 3/4/2014, condanno’ (OMISSIS) a pagare a (OMISSIS) S.p.A. la somma di Euro 116.155,20, disponendo in ordine alle spese.

La Corte d’Appello di Milano, con sentenza n. 2359 del 30/5/2017, ha rigettato l’appello di (OMISSIS), accertando innanzitutto l’esistenza di due contratti di factoring, il primo stipulato da (OMISSIS) nel 2002 con (OMISSIS) ed il secondo stipulato da (OMISSIS) con (OMISSIS) nel 2007; ha ritenuto che, nonostante la formulazione della cessione globale dei crediti pro-futuro, contenuta in entrambi i contratti di cessione, la (OMISSIS) aveva in realta’ ceduto crediti diversi ai due cessionari, perche’ aveva specificato in esecuzione delle rispettive clausole, che di ogni cessione effettuata sarebbe stata data notizia a cura e spese del fornitore e che di ogni cessione si sarebbe data evidenza mediante annotazione apposta sulle fatture relative ai crediti.

In esecuzione di tali clausole, ad avviso del giudice d’appello, vi era evidenza testuale che per le fatture di cui e’ causa fosse specificato con chiarezza che il cessionario era (OMISSIS) S.p.A. al quale unico soggetto sarebbe stato effettuato un pagamento liberatorio.

Il giudice di merito, dando seguito alla tesi della esistenza di piu’ contratti di cessione di credito, aventi oggetti tra loro diversi, ha ritenuto che non dovesse trovare applicazione l’articolo 1264 c.c., che regola l’ipotesi in cui uno stesso credito abbia formato oggetto di piu’ cessioni in favore di soggetti diversi, ne’ che dovesse darsi rilievo alla data di accettazione della cessione del credito: questione che avrebbe avuto senso ove si fosse trattato di dirimere una controversia tra piu’ cessionari dello stesso credito, mentre, essendo certo che le due cessioni avevano avuto ad oggetto crediti diversi, neppure si pone un tema di efficacia della cessione rispetto al ceduto. Conseguentemente la Corte d’Appello di Milano ha rigettato l’appello, condannando (OMISSIS) alle spese del grado.

Avverso la sentenza (OMISSIS) propone ricorso per cassazione affidato a due motivi, illustrati da memoria. Resiste con controricorso (OMISSIS) S.p.A. (gia’ (OMISSIS) S.p.A.).

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Con il primo motivo – violazione della L. 20 febbraio 1991, n. 52, articolo 3 (in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3) nonche’ travisamento del fatto omessa/erronea considerazione di documenti essenziali ai fini del decidere (in relazione all’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 5) – la ricorrente in sostanza si duole del fatto che la Corte d’Appello non abbia rispettato la normativa in materia di cessione di crediti di impresa, quale disciplinata dalla L. n. 52 del 1991, con specifico – riguardo all’articolo 3, espressamente richiamato nei documenti contrattuali relativi alla cessione intervenuta con (OMISSIS) S.p.A..

Ad avviso della ricorrente la cessione in proprio favore avrebbe avuto le caratteristiche della cessione di crediti di massa e dunque di tutti i crediti sorti o insorgendi a partire dalle fatture emesse dall'(OMISSIS) derivanti da forniture di beni o servizi gia’ effettuate, con la conseguenza di rendere inopponibili a (OMISSIS) le cessioni effettuate, successivamente alla stipula del contratto di factoring, a (OMISSIS) S.p.A. in data 16/5/2008, 22/5/2008; 29/5/2008, 26/6/2008, 11/6/2008 in forza di un preteso, diverso contratto di factoring.

La normativa applicabile sarebbe quella contenuta nella L. n. 52 del 1991, citato articolo 3, secondo il quale “i crediti possono essere ceduti anche prima che siano stipulati i contratti dai quali sorgeranno.

I crediti esistenti o futuri possono essere ceduti anche in massa. La cessione in massa dei crediti futuri puo’ avere ad oggetto solo crediti che sorgeranno da contratti da stipulare in un periodo di tempo non superiore a ventiquattro mesi.

La cessione di crediti di massa si considera con oggetto determinato anche con riferimento a crediti futuri se e’ indicato il debitore ceduto”.

Questa essendo la fattispecie, ad avviso della ricorrente, la ragione stessa dell’istituto verrebbe meno qualora si ritenesse che il cedente, dopo la cessione, possa continuare a disporre del proprio credito.

Peraltro, essendo la cessione del credito un contratto che si perfeziona per effetto del solo scambio del consenso, la cessione pro-futuro dei crediti a (OMISSIS) avrebbe sostanzialmente dovuto imporre al giudice del merito di ritenere inefficaci gli ulteriori atti di disposizione del credito posti in essere da (OMISSIS) nei confronti dell’altro cessionario (OMISSIS) S.p.A.. Solo nel caso in cui i crediti fossero stati previamente notificati o accettati dal debitore ceduto ai sensi dell’articolo 1265 c.c., si sarebbe potuta porre una questione di rilevanza giuridica degli atti di cessione effettuati in favore di (OMISSIS) S.p.A..

2. Con il secondo motivo – violazione e falsa applicazione degli articoli 1264 e 1265 c.c., degli articoli 1362 c.c. e segg., in relazione all’articolo 360 c.p.c., comma 1; erronea e/o omessa considerazione di documenti essenziali ai fini del decidere – censura la sentenza nella parte in cui ha ritenuto inapplicabili gli articoli indicati in epigrafe sul presupposto dell’assenza di una cessione dello stesso credito in favore di soggetti diversi.

Ad avviso della ricorrente, in presenza di una cessione degli stessi crediti a piu’ soggetti, la Corte di merito avrebbe dovuto fare applicazione degli articoli 1264 e 1265 c.c. e ritenere prevalente la cessione notificata per prima al debitore o quella prima accettata dal debitore con atto di data certa anteriore.

Nel caso di specie l’accettazione della cessione di crediti futuri in favore di (OMISSIS) era anteriore rispetto a quella perfezionata nei confronti di (OMISSIS) e ne era anteriore la stessa stipula essendo la prima del dicembre 2007 e la seconda del maggio 2008.

Il Giudice avrebbe dunque dovuto ritenere la titolarita’ esclusiva di (OMISSIS) dei crediti in contestazione e, conseguentemente, riconoscerla quale unico soggetto legittimato a ricevere il pagamento da parte di (OMISSIS).

L’accettazione del debitore (OMISSIS) della cessione in favore di (OMISSIS) era del 31/1/2008, mentre la notifica a (OMISSIS) della cessione effettuata da (OMISSIS) nei confronti di (OMISSIS) risaliva alla ben successiva data del 9/6/2008. Invece il giudice, non attribuendo alcuna rilevanza alle date, ha attribuito rilevanza ai riconoscimenti di debito operati da (OMISSIS) in favore di (OMISSIS).

La Corte milanese non ha colto la differenza tra contratto di factoring e cessione del credito, secondo la quale il primo, pur costituendo una mera convenzione quadro, preordinata alla disciplina di futuri rapporti commerciali, con effetti dunque meramente obbligatori tra le parti, ha tuttavia l’effetto di rendere indisponibili i futuri crediti nei confronti di soggetti terzi, diversi dal cessionario.

1-2 I motivi sono fondati per quanto di ragione.

Il legislatore ha tipizzato con la L. n. 52 del 1991, la fattispecie della cessione dei crediti, modalita’ tipica di circolazione dei crediti d’impresa e, in relazione a tale fattispecie, la giurisprudenza di questa Corte ha ritenuto che l’obbligazione futura, relativa a crediti non ancora sorti, non abbia contenuto indeterminato o indeterminabile ma sia meritevole di tutela proprio perche’ tipizzata dalla legge con la previsione di un contratto atipico, con effetti diversi dal factoring tradizionale.

La connessione del trasferimento in massa dei crediti futuri all’esercizio dell’impresa li rende validi, e tra le varie ricostruzioni offerte dalla dottrina e dalla giurisprudenza, per determinare gli effetti del factoring di crediti futuri appare persuasiva la tesi di chi ritiene che il contratto di factoring sia un contratto definitivo, con valore non esclusivamente normativo, dal quale nascono diritti ed obblighi per entrambe le parti, di guisa che il cedente perde la disponibilita’ dei crediti ceduti e non puo’ farne oggetto di nuovi negozi di cessione in favore di soggetti terzi (Cass., 1, n. 3829 del 15/2/2013; Cass., 3, n. 2746 dell’8/2/2007; Cass., 3, n. 30611 del 2018).

Appare allora evidente che, se dalla stipulazione del contratto di factoring derivano effetti obbligatori per entrambi i contraenti, l’eventuale conflitto che possa insorgere in ordine alla titolarita’ dei crediti, in conseguenza della stipulazione di piu’ contratti di factoring aventi ad oggetto crediti futuri tra lo stesso cedente e diversi cessionari, non puo’ che essere risolto con l’applicazione degli articoli 1264 e 1265 c.c., che, contrariamente a quanto ritenuto dalla impugnata sentenza, sono le uniche norme che possono dirimere conflitti tra piu’ cessioni dello stesso credito a diversi cessionari.

E, nel caso di specie, l’anteriorita’ della stipulazione del contratto di factoring con (OMISSIS) S.p.A. rispetto a quella con (OMISSIS) S.p.A. consentiva di risolvere il conflitto tra piu’ cessionari in favore del soggetto che per primo aveva notificato la cessione al debitore o nei confronti del quale la cessione era stata per prima accettata dal debitore.

Dunque l’irrilevanza del debitore nel perfezionamento della fattispecie del factoring, che ha natura di contratto meramente consensuale e ad efficacia obbligatoria, viene meno rispetto all’ipotesi di conflitto tra piu’ cessionari, conflitto che puo’ essere risolto solo con riferimento all’anteriorita’ della notifica della cessione al debitore o della sua accettazione.

Occorre dare continuita’ alla giurisprudenza di questa Corte secondo la quale

“Nell’ipotesi di contratto di “factoring” con cessione “pro solvendo” di crediti futuri (nella specie, crediti nascenti in favore di una societa’ dall’esecuzione di un contratto di appalto), ricevuta la notifica della cessione, il debitore ceduto non puo’ liberarsi delle proprie obbligazioni adempiendo in favore di soggetto indicato dal creditore cedente (nella specie, la societa’ nuova appaltatrice dei lavori, in quanto cessionaria di un ramo di azienda dell’originaria creditrice), perche’ il cedente non puo’ piu’ disporre del credito ceduto atteso che la cessione in favore del “factor” di un credito non ancora venuto ad esistenza implica il solo differimento dell’effetto traslativo, ma non consente al cedente di continuare a disporre del credito come se fosse ancora proprio. (Cass., 3, n. 23175 del 31/10/2014; Cass., 1, n. 31896 del 10/12/2018).

3. Conclusivamente il ricorso va accolto per quanto di ragione, la sentenza cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Milano, in diversa composizione, anche per la liquidazione delle spese del giudizio di cassazione.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso per quanto di ragione, cassa l’impugnata sentenza e rinvia la causa alla Corte d’Appello di Milano, in diversa composizione, anche per la liquidazione delle spese del giudizio di cassazione.

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Avv. Umberto Davide

Fare un ottimo lavoro: questo è il mio lavoro! Su tutte, è indubbiamente, la frase, che meglio mi rappresenta. Esercitare la professione di Avvocato, costituisce per me, al tempo stesso, motivo di orgoglio, nonchè costante occasione di crescita personale, in quanto stimola costantemente le mie capacità intellettuali. Essere efficiente, concreto e soprattutto pratico, nell’affrontare le sfide professionali, offrendo e garantendo, al tempo stesso, a tutti coloro che assisto, una soluzione adatta e soprattutto sostenibile, alle questioni che mi presentano e mi affidano, questo è il mio impegno.