Se il de cuius ha fatto piu’ donazioni o disposizioni testamentarie, in prima linea sono soggette a riduzione, fino a esaurimento dei beni che ne formano oggetto, le disposizioni testamentarie; successivamente si passa alle donazioni (articolo 555 c.c., comma 2). La norma trova il suo fondamento nel principio di irrevocabilita’ delle donazioni da parte del donante: se infatti la legge permettesse di ridurre la liberalita’ inter vivos prima di quelle testamentarie, tale principio potrebbe essere indirettamente violato, in quanto il de cuius, dopo aver compiuto un atto di donazione di per se’ non lesivo della legittima, potrebbe renderlo riducibile disponendo di altri beni per testamento. In caso di piu’ donazioni queste non si riducono proporzionalmente, come le disposizioni testamentarie (articolo 558 c.c.), ma cominciando dall’ultima e risalendo via via alle anteriori.
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Corte di Cassazione|Sezione 2|Civile|Ordinanza|3 luglio 2019| n. 17881
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. GORJAN Sergio – Presidente
Dott. ABETE Luigi – Consigliere
Dott. SCALISI Antonino – Consigliere
Dott. TEDESCO Giuseppe – rel. Consigliere
Dott. FORTUNATO Giuseppe – Consigliere
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 15713-2015 proposto da:
(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentato e difeso dall’avvocato (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS) in qualita’ di Amministratore di Sostegno della madre (OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentato e difeso dall’avvocato (OMISSIS);
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 1111/2015 della CORTE D’APPELLO di MILANO, depositata il 11/03/2015;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 14/03/2019 dal Consigliere GIUSEPPE TEDESCO.
RITENUTO
che:
Con riferimento alla successione ereditaria di (OMISSIS), deceduto in (OMISSIS), il Tribunale di Milano ha accolto la domanda di riduzione proposta dalla figlia del de cuius (OMISSIS), rappresentata dal proprio amministratore di sostegno, contro il fratello (OMISSIS), in riferimento a donazioni ricevute dal coerede con atto del 6 novembre 2001, avente per oggetto il 20% delle quote della (OMISSIS) s.a.s.
L’azione di riduzione era stata inizialmente proposta anche con riferimento a donazioni che il de cuius aveva elargito in favore del nipote (OMISSIS), ma per questa parte l’azione e’ stata dichiarata inammissibile per difetto di accettazione con beneficio di inventario.
La corte d’appello ha ritenuto infondate le ragioni di censura svolte dall’appellante, intese a sostenere
a) l’inammissibilita’ dell’azione per violazione dell’ordine di riduzione stabilito dall’articolo 559 c.p.c., in presenza di donazioni piu’ recenti che non avevano costituito oggetto della domanda;
b) l’inammissibilita’ della domanda perche’ l’attrice non aveva assolto al proprio onere di imputare una donazione che il de cuius aveva elargito a suo favore in occasione dell’acquisto di un immobile, fornendo i mezzi occorrenti per il pagamento del prezzo;
c) l’inammissibilita’ dell’azione per una insufficiente indicazione dell’asse ereditario.
Contro la sentenza (OMISSIS) ha proposto ricorso per cassazione affidato a quattro motivi, cui (OMISSIS), rappresentata dal proprio amministratore di sostegno, ha resistito con controricorso.
Le parti hanno depositato memorie.
CONSIDERATO
che:
1. Il Tribunale di Milano, con sentenza non definitiva, ha accertato che la lesione di legittima subita da (OMISSIS) ammontava a Euro 99.838,33; quindi ha disposto la riduzione, per l’importo corrispondente, della donazione effettuata dal de cuius a favore di del figlio (OMISSIS) con atto pubblico del 6 novembre 2011 a rogito del notaio (OMISSIS) di (OMISSIS).
Contro tale sentenza non definitiva (OMISSIS) ha proposto appello, che e’ stato definito con la sentenza oggetto del presente ricorso.
E’ poi nel frattempo intervenuta la sentenza definitiva del Tribunale di Milano, che ha condannato il donatario al pagamento della somma sopra indicata.
Tale sentenza e’ divenuta definitiva in assenza di impugnazione.
In relazione a cio’ la controricorrente eccepisce l’inammissibilita’ del presente ricorso, in considerazione del sopravvenuto giudicato sulla sentenza definitiva non impugnata.
L’eccezione e’ infondata.
Come gia’ posto in luce dalla corte d’appello non e’ configurabile, nella specie, alcun conflitto di giudicati.
E’ applicabile infatti il principio secondo cui “il passaggio in giudicato della sentenza definitiva sul quantum debeatur, essendo questa condizionata al permanere della precedente sentenza non definitiva sull’an, non fa venir meno l’interesse all’impugnazione gia’ proposta contro quest’ultima sentenza” (Cass., S.U., n. 2204/2005; n. 13915/2014; n. 19745/2018).
Si osserva ancora che le vicende relative all’ulteriore giudizio pendente fra le stesse parti dinanzi al Tribunale di Milano, indicate dalla controricorrente nella memoria depositata in vista della trattazione camerale del ricorso, sono del tutto irrilevanti in questa sede.
In proposito la Corte non deve assumere percio’ alcuna statuizione.
2. Il primo motivo denuncia violazione e falsa applicazione dell’articolo 559 c.c.
Il ricorrente (OMISSIS) evidenzia di avere tempestivamente eccepito l’improcedibilita’ dell’azione proposta dalla coerede (OMISSIS), perche’ l’attrice non aveva seguito l’ordine inderogabile previsto dalla norma, secondo la quale “le donazioni si riducono cominciando dall’ultima e risalendo via via alle anteriori”.
Egli rileva che non era stata attaccata la donazione piu’ recente effettuata dal de cuius in data 6 novembre 2001, rep. n. 44.122 a rogito del notaio (OMISSIS) di Milano (quella con cui il (OMISSIS) donava al figlio (OMISSIS) il 25% delle quote sociali di (OMISSIS) s.r.l.).
Da cio’, secondo il ricorrente, l’inammissibilita’ dell’azione proposta contro di lui con riferimento alla donazione ricevuta in pari data dal medesimo notaio, ma recante il precedente numero di repertorio 44.121.
La sentenza e’ oggetto di censura nella parte in cui la corte d’appello ha affermato che non si potevano considerare le ulteriori donazioni effettuate in vita dal de cuius (inclusa quella piu’ recente), perche’ non correlate a “una domanda formulata in quel processo”.
Al contrario, secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero dovuto prima di tutto verificare se la donazione oggetto della domanda di riduzione fosse l’ultima in ordine di tempo e, in caso contraria, dichiarare inammissibile la domanda proposta contro la donazione anteriore.
2.1. Il motivo e’ infondato.
Se il de cuius ha fatto piu’ donazioni o disposizioni testamentarie, in prima linea sono soggette a riduzione, fino a esaurimento dei beni che ne formano oggetto, le disposizioni testamentarie; successivamente si passa alle donazioni (articolo 555 c.c., comma 2).
La norma trova il suo fondamento nel principio di irrevocabilita’ delle donazioni da parte del donante: se infatti la legge permettesse di ridurre la liberalita’ inter vivos prima di quelle testamentarie, tale principio potrebbe essere indirettamente violato, in quanto il de cuius, dopo aver compiuto un atto di donazione di per se’ non lesivo della legittima, potrebbe renderlo riducibile disponendo di altri beni per testamento.
In caso di piu’ donazioni queste non si riducono proporzionalmente, come le disposizioni testamentarie (articolo 558 c.c.), ma cominciando dall’ultima e risalendo via via alle anteriori” (articolo 559).
Anche qui la legge vuole evitare indirette violazioni del principio di irrevocabilita’ delle donazioni: se infatti la legge ammettesse la riduzione proporzionale di liberalita’ fatte in date diverse, consentirebbe in sostanza al donante di revocare in parte la donazione precedente per mezzo di altra successiva.
Per lo stesso motivo l’ereditando non puo’ disporre ne’ in una delle donazioni ne’ nel testamento che una donazione posteriore sia ridotta solo quando il valore delle altre non sia sufficiente a integrare la porzione legittima (Cass. n. 13660/2017).
2.2. Per poter comprendere appieno il significato del sistema di riduzione e’ utile richiamare la giurisprudenza di questa Corte sull’articolo 564 c.c., comma 1.
In base a tale norma, per poter agire in riduzione, il legittimario, quando convenga in giudizio un donatario o un legatario che non sia chiamato come coerede, deve avere accettato l’eredita’ con beneficio di inventario, mentre l’accettazione beneficiata non e’ richiesta quando il convenuto sia coerede, anche se abbia rinunziato all’eredita’ (Cass. n. 18068/2012; n. 1701/1968).
In questo secondo caso l’applicazione della regola di riduzione proporzionale, prevista dall’articolo 558 c.c. per le disposizioni testamentarie, importa che, nel concorso fra legati fatti ad estranei e legatari fatti a chiamati come coeredi, la riduzione e’ ammessa limitatamente alla quota proporzionale per la quale i legati in favore dei coeredi superino la legittima, e non anche per la residua parte che il legittimario avrebbe potuto conseguire sui legati in favore di estranei, se avesse accettato l’eredita’ con beneficio d’inventario.
Invero, le conseguenze sfavorevoli dell’inosservanza dell’onere, imposto dall’articolo 564 c.c., debbono ricadere soltanto sul legittimario e non anche sui coeredi, cosicche’ il primo non puo’ chiedere la reintegrazione totale della propria quota solo a carico dei coeredi, se vi siano anche legatari non coeredi (Cass. n. 1562/1964).
Il principio, ovviamente, e’ applicabile anche alle donazioni, per le quali il criterio di riduzione non e’ quello proporzionale stabilito per i legati, ma quello graduale, nel senso che i donatari anteriori sono soggetti alla riduzione delle liberalita’ ricevute in quanto non siano sufficienti a reintegrare la legittima quelle posteriori.
Pertanto, qualora il legittimario non possa aggredire la donazione di data piu’ recente, effettuata a favore di donatario non coerede, per aver accettato l’eredita’ senza far ricorso al beneficio di inventario (che e’ richiesto come condizione per agire in riduzione contro donatari non coeredi), non puo’ piu’ aggredire la donazione meno recente a favore del coerede, se non nei limiti in cui risulti dimostrata la insufficienza della donazione piu’ recente a reintegrare la quota di riserva (Cass. n. 3500/1975; n. 22632/2013).
Si ricorda che l’azione di riduzione non da’ luogo a litisconsorzio necessario, ne’ dal lato attivo, ne’ dal lato passivo (Cass. n. 8529/1996; n. 2174/1998 n. 2714/2005; 27770/2011).
L’azione puo’ quindi essere esercitata nei confronti di uno solo degli obbligati alla integrazione della quota spettante al legittimario e spiegare effetto solamente nei suoi confronti in caso di accoglimento (Cass. n. 2006/1967).
Ma appunto l’azione, esperita contro solo alcuni dei potenziali legittimati passivi, va mantenuta nei limiti in cui i convenuti siano tenuti a contribuire all’integrazione della legittima, secondo i principi stabiliti negli articoli 558-559 c.c.
Le norme sul modo di integrazioni della legittima e sull’ordine di riduzioni delle disposizioni lesive sono certamente inderogabili (Cass. n. 4721/2016), ma la inderogabilita’ va intesa nel senso che il legittimario non puo’ far ricadere il peso della riduzione in modo difforme da quanto dispongono gli articoli 555, 558 e 559 c.c.
Il legittimario che non abbia attaccato tutte le disposizioni testamentarie lesive non potra’ recuperare, a scapito degli altri, la quota di lesione a carico del beneficiario che egli non abbia potuto o voluto convenire in riduzione.
Analogamente, se abbia proposto l’azione contro un donatario anteriore, la misura della riduzione si determina comunque al netto di quanto il legittimario avrebbe potuto recuperare dal donatario posteriore.
Consegue da tali considerazioni che l’azione proposta contro il donatario anteriore non e’ in quanta tale inammissibile, ma si trattera’ di stabilire, in esito al calcolo generale della legittima imposto dall’articolo 556 c.c., la misura della lesione eventualmente imputabile a questa in modo da contenere la riduzione nei limiti imposti dalla regola della riduzione cronologica stabilita dall’articolo 559 c.c.
L’errore che il ricorrente imputa alla corte di merito, di non aver fatto discendere dalla mera esistenza di donazioni posteriori rispetto a quella oggetto della domanda l’inammissibilita’ dell’azione, e’ inesistente.
2.3. C’e’ da aggiungere che, nella prospettiva seguita dalla corte di merito, le deduzioni relative a donazioni ulteriori oltre a quella oggetto della domanda furono introdotte non dal convenuto, ma dall’attrice in riduzione.
Si legge testualmente nella sentenza impugnata che l’attrice, dopo avere fatto presente di avere recentemente scoperto altre due donazioni fatte in favore del figlio (OMISSIS) nell’anno 2001 nell’ambito della societa’ (OMISSIS) s.r.l e (OMISSIS) s.r.l., aveva chiesto che “il c.t.u. gia’ nominato svolgesse indagini anche con riferimento a queste ulteriori donazioni al fine di “facilitare eventuali intese conciliative””.
La sentenza prosegue rilevando che il “difensore di (OMISSIS) e (OMISSIS), sul punto, si rimetteva e il giudice rilevava che la richiesta di estensione dell’indagine, non essendo correlata a una domanda formulata in quel processo, veniva ammessa “al solo fine di facilitare la conciliazione fra le parti”.
D’altro canto e’ la stessa difesa dei (OMISSIS) ad affermare, nella memoria di replica alla comparsa conclusionale (…), che oggetto di quel giudizio era “solo ed esclusivamente la donazione delle quote di (OMISSIS) s.a.s. e non delle altre societa’””.
Insomma nella prospettiva seguita dalla corte – e fermo restando che la domanda di riduzione di una donazione anteriore in presenza di donazioni posteriore non di per se’ inammissibile, ma al limite infondata, perche’ non lesiva della legittima – le ulteriori donazioni di cui si discute, pur sempre elargite in favore (OMISSIS), avevano trovato ingresso nel giudizio al solo fine di facilitare la conciliazione, in conformita’ alla richiesta della parte che ne aveva denunciato l’esistenza. Secondo la corte di merito tale richiesta dell’attrice non aveva incontrato l’opposizione del donatario convenuto con l’azione di riduzione.
Tale statuizione, costituente la sola ratio decidendi, non ha costituito oggetto di specifica censura, sotto il profilo di una errata interpretazione dell’atteggiamento processuale dei litiganti, ma e’ censurata in linea di principio, in quanto contrastante con le regole di determinazione della legittima e sull’ordine della riduzione.
Ma a tale obiezione, in aggiunta a quanto gia’ rilevato sul reale significato dell’articolo 559 c.c., occorre aggiungere che il legittimario dopo la morte del donante, cosi’ come puo’ rinunciare all’azione di riduzione nei confronti del singolo donatario, potra’ astenersi dal chiedere che la singola donazione sia compresa nella riunione fittizia (cfr. Cass. n. 1913/1962).
Analogamente, dopo la morte del donante, sono configurabili accordi per sottrarre una specifica donazione dalla riunione fittizia e dalle sue conseguenze (Cass. n. 2034/1963).
Ma e’ chiaro che, anche in questi casi, rimane ferma la regola, ricavabile dalla inderogabilita’ dell’ordine di riduzione, che le scelte del legittimario non potranno mai pregiudicare i diritti dei terzi, in particolare dei destinatari di altre liberalita’ disposte dal defunto, la cui riducibilita’ dipendera’ pur sempre dalle regole di calcolo della legittima.
Consegue dalle considerazioni che precedono che, in presenza della deduzione di ulteriori liberalita’ da parte di (OMISSIS), il donatario avrebbe dovuto immediatamente manifestare la propria opposizione rispetto alle scelte della legittimaria, nella parte in cui questa aveva inteso limitarne la rilevanza ai soli fini di una conciliazione, e chiedere che di quelle stesse liberalita’ si tenesse conto per ogni effetto.
Tale reazione era tanto piu’ essenziale nel caso in esame, posto che le ulteriori liberalita’ erano state pur sempre elargite in favore del medesimo donatario. E’ chiaro che tale coincidenza soggettiva non basta a escludere l’interesse del donatario a che l’ordine della riduzione fosse osservato ugualmente, ma, appunto, l’opposizione doveva avere questo specifico contenuto.
Il donatario, invece, senza avere manifestato nell’immediato alcuna opposizione, pretende di prendere a pretesto le norme sull’ordine di riduzione per farne derivare, ex post, l’inammissibilita’ dell’azione, in quanto proposta contro il donatario anteriore in presenza di una donazione posteriore elargita pur sempre in suo favore.
Occorre ancora aggiungere che il tribunale aveva compiuto analoga scelta con riferimento alle donazioni fatte in favore del nipote (OMISSIS), nei cui confronti l’azione fu dichiarata inammissibile per difetto di accettazione con beneficio di inventario.
Tale statuizione, in linea di principio, e’ contraria alle regole di determinazione della legittima, che impongono che, in sede di riunione fittizia, siano conteggiate tutte le donazioni, incluse quella fatte in favore di estranei e in concreto non assoggettabili a riduzione in difetto di accettazione con beneficio di inventario.
Essa tuttavia non ha costituito oggetto di impugnazione.
3. Il secondo motivo denuncia omesso esame circa un fatto decisivo della controversia e violazione dell’articolo 112 c.p.c. per mancata corrispondenza fra richiesto e pronunciato.
La corte non ha valutato l’esistenza di una donazione stipulata lo stesso giorno di quella oggetto di riduzione, ma con un numero di repertorio successivo e, quindi, da ritenere stipulata successivamente rispetto a quella oggetto della domanda.
Il motivo non coglie la ratio decidendi.
La corte ha operato la riduzione della donazione del 6 novembre 2011, rep. n. 44.121 non perche’ l’abbia ritenuta l’ultima in ordine cronologico, ma perche’ ha ritenuto di non poter considerare, per le ragioni gia’ viste, la ulteriore donazione di pari data, conteggiata dal consulente tecnico solo ai fini di una eventuale conciliazione.
Si deve aggiungere che se piu’ donazioni sono state stipulate lo stesso giorno con atti distinti, l’articolo 559 c.c. rimane applicabile quando i vari atti siano datati con ore diverse. Se manca l’indicazione dell’ora, nessuno dei donatari e’ in grado di reclamare una priorita’ del suo titolo, a meno che risulti con certezza che l’uno ha preceduto l’altro (tale certezza non deriva dalla priorita’ del numero di repertorio).
Si applichera’ allora la regola della riduzione proporzionale stabilita dall’articolo 558 c.c. Quando piu’ donazioni lesive siano state fatte contemporaneamente, esse debbono essere ridotte in proporzione al loro valore come le disposizioni testamentarie.
4. Il terzo motivo denuncia violazione e falsa applicazione dell’articolo 564 c.c., comma 2, articoli 747 e 759 c.c.
La decisione e’ oggetto di censura nella parte in cui ha ritenuto di non poter apprezzare le risultanze delle prove raccolte in merito alla donazione che il genitore avrebbe elargito in favore della figlia (OMISSIS), in quanto oggetto di pretese contraddittorie e incompatibili.
Il motivo e’ fondato.
Come risulta con chiarezza dai passi degli scritti difensivi ripostati nella stessa sentenza, (OMISSIS), convenuto con l’azione di riduzione, aveva dedotto che l’attrice aveva acquistato un immobile con denaro del genitore, manifestando l’esigenza che della relativa circostanza si dovesse tenere conto per verificare se vi fosse stata lesione di legittima.
La corte ha ritenuto equivoca la deduzione solo perche’ colui che l’aveva proposta aveva contemporaneamente qualificato la fattispecie come donazione diretta del denaro e come donazione indiretta della casa, invocando contemporaneamente l’istituto della collazione.
Ma e’ chiaro che gli elementi di contraddizioni inerivano non alla fattispecie, dedotta in termini chiari e univoci (acquisto di beni in nome del beneficiario, con denaro fornito dal genitore), ma al criterio di computo della donazione nella riunione fittizia e ai fini della imputazione ex se, e cioe’ se si doveva considerare il valore nominale dell’investimento, secondo la regola applicabile alle donazioni di denaro, o il valore dell’immobile acquistato al tempo dell’aperta successione, in applicazione delle norme sulle donazioni di immobili.
E’ noto, quanto alle donazioni di denaro, che e’ applicabile anche alla riunione fittizia l’articolo 751 c.c. relativo alla collazione del denaro (anche se non richiamato dall’articolo 556 c.c.) nella parte in cui, in ossequio al principio nominalistico, prevede che la collazione abbia luogo “secondo il valore della specie donata o di quella ad essa legalmente sostituita all’epoca dell’aperta successione”.
E’ altrettanto noto che la giurisprudenza ha sottratto a questa regola l’ipotesi di acquisto di un immobile con danaro proprio del disponente ed intestazione ad altro soggetto, che il disponente intende in tal modo beneficiare: in tal caso la compravendita costituisce strumento formale per il trasferimento del bene ed il corrispondente arricchimento del patrimonio del destinatario e, quindi, integra donazione indiretta del bene stesso e non del danaro, con la conseguenza che si riunisce alla massa il valore del bene al tempo dell’aperta successione, quale oggetto di donazione indiretta, non il valore della somma sborsata dal donante (Cass. n. 9282/1992; n. 5310/1998; n. 13619/2017).
In relazione a tale fattispecie la Suprema Corte ha chiarito che non e’ applicabile il principio della quota di legittima in natura (connaturata all’azione nell’ipotesi di donazione ordinaria di immobile ex articolo 560 c.c.), poiche’ l’azione non mette in discussione la titolarita’ dei beni donati e l’acquisizione riguarda il loro controvalore, mediante il metodo dell’imputazione (Cass. n. 11496/2010).
Tanto chiarito sulla natura giuridica della fattispecie, il fatto che il convenuto avesse contemporaneamente parlato di donazione di denaro e di donazione indiretta dell’immobile non introduceva alcun elemento di equivocita’, ma poneva solo il problema della disciplina applicabile, che spettava al giudice risolvere, indipendentemente dalle indicazioni di parte (Cass. n. 30607/2018).
L’applicazione del principio iura novit curia, di cui all’articolo 113 c.p.c., comma 1, importa la possibilita’ per il giudice di porre a fondamento della sua decisione le norme e i principi di diritto che ritenga pertinenti, non incontrando vincoli nelle indicazioni di parte (Cass. n. 8645/2018), che non sono neanche necessarie (Cass. n. 777/1987).
Analogamente nessuno equivoco poteva ravvisarsi nel fatto che il convenuto avesse invocato, con riferimento alla donazione che assumeva elargita dal de cuius in favore della sorella, contemporaneamente la collazione e l’imputazione ex se.
Ex articolo 564 c.c., comma 2, il legittimario, il quale sia donatario o legatario, qualora assuma di essere stato leso nella legittima e pretenda la riduzione di donazioni fatte ad altri, coeredi o estranei, deve imputare nella sua quota legittima le donazioni e i legati che abbia ricevuto dal defunto.
L’onere di imputazione importa che le disposizioni in favore degli altri saranno lesive e quindi riducibili in quanto intacchino non gia’ la legittima che sarebbe spettata al legittimario, ma il valore costituente la differenza fra il valore della legittima e quello delle liberalita’. Quando il legittimario abbia ricevuto, in donazione o legato, un valore superiore, o pari, al valore della quota legittima, l’onere di imputazione esclude qualsiasi ulteriore prelievo (Cass. n. 3013/2006; n. 1971/1964).
Cio’ posto e’ certo che l’istituto dell’imputazione differisce dalla collazione sotto molteplici profili, che non e’ qui il caso di ripercorrere.
Tuttavia, pur nella indubbia diversita’ di natura e presupposti collazione e imputazione ex se condividono la finalita’ di circoscrivere i diritti del donatario in funzione delle donazioni ricevute.
Nella collazione si tiene conto della donazione ai fini della formazione della parti nella divisione ereditaria, con la imputazione ex se il conteggio della donazione serve a far rispettare le liberalita’ fatte dal defunto e restringere l’esercizio della riduzione nei limiti del necessario.
In presenza di un convenuto con l’azione di riduzione, il quale deduca che l’attore ha a sua volta ricevuto una liberalita’, e’ chiaro che la finalita’ della deduzione e’ quello di difesa rispetto alla riduzione richiesta da controparte, secondo la logica dell’imputazione ex se; ed e’ altrettanto chiaro che il giudice di merito non puo’ ignorare la eccezione solo perche’, invece della imputazione ex se, il convenuto abbia chiesto la collazione della donazione.
E’ stato gia’ chiarito che la qualificazione giuridica appropriata compete al giudice, che non e’ vincolato dalla qualificazione di parte.
Pertanto la sentenza va sul punto cassata e la corte di merito dovra’ vagliare la prova offerta dal convenuto ai fini della dimostrazione della donazione.
5. Il quarto motivo denuncia violazione e falsa applicazione degli articolo 556, 747 e 759 c.c.
La sentenza e’ oggetto di censura nella parte in cui la corte ha ritenuto che l’attrice avesse sufficientemente identificato l’asse da considerare ai fini dell’esercizio dell’azione di riduzione, benche’ essa, nel richiedere l’integrazione della legittima, non avesse indicato tutte le donazioni effettuate in vita dal de cuius.
Il ricorrente ipotizza che la corte di merito sia stata ispirata dall’idea che la determinazione dell’asse di riferimento per il calcolo della quota di riserva debba avvenire sulle sole donazioni oggetto della domanda di riduzione.
Al contrario l’articolo 556 c.c. impone di conteggiare tutte le donazioni effettuate in vita da de cuius.
Il motivo e’ infondato.
Che nella riunione fittizia debbano essere conteggiate tutte le donazioni e non solo quelle oggetto della domanda di riduzione e’ un principio certamente esatto, ma le ragioni di inammissibilita’ che il ricorrente pretende di trarre da tale principio non sono configurabili nel caso in esame.
Egli sostiene che, nel caso di specie, non vi erano dubbi che esistevano altre donazioni, in particolare “sia quella di cui al punto precedente ricevuta da (OMISSIS) sia quella relativa alle quote sociali di (OMISSIS), di cui parla la stessa sentenza della Corte d’appello che andavano pertanto considerate nell’ambito del giudizio, onde valutare correttamente l’asse ereditario”.
A tali deduzioni si deve replicare, quanto alla donazione fatta (OMISSIS), che questa donazione, in ipotesi risultante da un atto diverso da quelli previsti dall’articolo 769 c.c. (articolo 809 c.c.), costituiva un aspetto controverso, la cui prova incombeva al convenuto, che aveva chiesto e ottenuto l’ammissione di prova testimoniale sul punto.
Questa corte ha chiarito che “nel caso di acquisto di un immobile da parte di un soggetto, con denaro fornito da un terzo per spirito di liberalita’, si configura una donazione indiretta, che si differenzia dalla simulazione giacche’ l’attribuzione gratuita viene attuata, quale effetto indiretto, con il negozio oneroso che corrisponde alla reale intenzione delle parti ed alla quale, pertanto, non si applicano i limiti alla prova testimoniale – in materia di contratti e simulazione – che valgono, invece, per il negozio tipico utilizzato allo scopo” (Cass. n. 1986/2016; n. 4015/2004).
Ma e’ chiaro che la prova della donazione, eventualmente data dal convenuto, avrebbe condizionato l’an ed il quantum della riduzione, in conseguenza dell’onere di imputazione ex se imposto dall’articolo 564 c.c., comma, 2, al legittimario che chiede la riduzione di una donazione o di un legato, ma certamente non avrebbe reso ex post inammissibile l’azione solo perche’ l’attrice non ne aveva ammesso spontaneamente l’esistenza.
Sulla seconda deduzione non resta che richiamare quanto gia’ detto nell’esame del primo motivo in ordine alle ragioni che hanno indotto la corte a non tenere conto delle ulteriori donazioni.
Ad ogni modo si ritiene si aggiungere che la scoperta di una ulteriore donazione oltre a quella oggetto della domanda non rende inammissibile ex post l’azione di riduzione che non la menzionava, ma al limite ne determina, in tutto o in parte, l’infondatezza ex articolo 559 c.c., se la donazione scoperta successivamente sia successiva a quella oggetto della domanda.
Quanto al pericolo, paventato con il motivo, di un moltiplicarsi di azioni di riduzioni, e’ stato gia’ chiarito che l’azione di riduzione non da’ luogo a litisconsorzio necessario passivo, per cui la possibilita’ di azioni separate, contro piu’ donatari o contro il medesimo donatario con riferimento a donazioni diverse, discenda da tale principio, da cui discende inoltre che “qualora l’azione di riduzione venga proposta con giudizi diversi contro i singoli coeredi, non e’ neanche ipotizzabile litispendenza, continenza o connessione tra le cause” (Cass. n. 27770/2011).
Si richiamano le considerazioni proposte con il primo motivo in ordine al fatto che la posizione dei donatari, pur se convenuti separatamente, dipende dalle regole generali di calcolo della legittima ex articolo 556 c.c. e da quelle che stabiliscono l’ordine di riduzione (articoli 555, 558 e 559 c.c.), non dalle scelte del legittimario.
Anche con riguardo al motivo in esame si deve ribadire che la ratio della decisione sulla donazione ulteriore di pari data non e’ in un’errata applicazione dell’articolo 556 c.c. (riscontrabile invece nel mancato conteggio delle donazioni in favore dell’estraneo), ma nell’avere i giudici di merito ritenuto accoglibile la richiesta di (OMISSIS) di delimitare l’ambito di rilevanza delle stesse donazioni ulteriori ai soli fini conciliativi.
D’altronde il convenuto neanche in questa sede deduce di essersi tempestivamente opposto a tale richiesta della legittimaria, ma ritiene, ancora una volta, di poter trarre argomento dall’errore commesso dalla corte per farne derivare una inammissibilita’ della domanda che non e’ invece configurabile in base ai principi di cui di denuncia la violazione.
In conclusione, accolto il terzo motivo, rigettati gli altri, la sentenza deve essere cassata con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Milano, affinche’ provveda a valutare le risultanze istruttorie in ordine alla compravendita dell’appartamento di (OMISSIS), dedotta dal convenuto ai fini della imputazione ex se, e liquidi le spese del presente giudizio.
P.Q.M.
accoglie il terzo motivo; rigetta i primo, il secondo e il quarto motivo; cassa la sentenza in relazione al motivo accolto; rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Milano anche per le spese.