L’azione di costituzione coattiva di servitu’ di passaggio deve essere contestualmente proposta nei confronti dei proprietari di tutti i fondi che si frappongono all’accesso alla pubblica via, realizzandosi la funzione propria del diritto riconosciuto al proprietario del tondo intercluso dall’articolo 1051 c.c., solo con la costituzione del passaggio nella sua interezza. Ne consegue che, in mancanza, la domanda va respinta perche’ diretta a far valere un diritto inesistente, restando esclusa la possibilita’ di integrare il contraddittorio rispetto ai proprietari pretermessi.
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Corte di Cassazione|Sezione 2|Civile|Sentenza|17 novembre 2022| n. 33917
Data udienza 27 ottobre 2022
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Presidente
Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere
Dott. MOCCI Mauro – Consigliere
Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere
Dott. OLIVA Stefano – rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 17240-2017 proposto da:
(OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS), elettivamente domiciliati in (OMISSIS), presso lo studio dell’avv. (OMISSIS), rappresentati e difesi dall’avv. (OMISSIS);
– ricorrenti –
contro
(OMISSIS) e (OMISSIS), rappresentate e difese dall’avv. (OMISSIS) e domiciliate presso la cancelleria della Corte di Cassazione;
– controricorrenti –
nonche’ contro
(OMISSIS);
– intimata –
avverso la sentenza n. 1155/2016 della CORTE D’APPELLO di PALERMO, depositata il 15/06/2016;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 27/10/2022 dal Consigliere Dott. OLIVA STEFANO;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. DELL’ERBA ROSA MARIA, la quale ha concluso per il rigetto del ricorso.
FATTI DI CAUSA
Con atto di citazione notificato il 12.9.2005 (OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS) evocavano in giudizio (OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS), le ultime tre quali eredi di (OMISSIS), innanzi il Tribunale di Palermo, sezione distaccata di Monreale, per sentir dichiarare l’esistenza, a favore del loro fondo, di un diritto di passaggio su una stradella interpoderale, in tesi a fronte della sua destinazione ad uso pubblico, in ipotesi a titolo di servitu’ di passaggio, per intervenuta usucapione del relativo diritto reale, ed in ulteriore subordine a fronte dell’interclusione del fondo degli attori, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 1051 c.c..
Si costituivano i convenuti, resistendo alla domanda. Solo con la comparsa conclusionale, le convenute (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS) eccepivano inoltre la non integrita’ del contraddittorio, in relazione alla domanda di costituzione di servitu’ coattiva, posto che il percorso della stradella oggetto di causa interessava anche terreni di proprieta’ di terzi.
Con sentenza n. 146/2010 il Tribunale rigettava la domanda di accertamento del diritto di servitu’ per intervenuta usucapione, accogliendo invece quella di costituzione di servitu’ coattiva di passaggio, pedonale e carrabile, a favore del fondo degli attori ed a carico di quelli delle convenute, nei cui confronti determinava le indennita’ previste dall’articolo 1053 c.c..
Interponevano appello avverso detta decisione gli originari attori. Si costituivano in seconde cure gli originari convenuti, spiegando appello incidentale in relazione all’accoglimento della domanda di costituzione di servitu’ coattiva.
Con la sentenza oggi impugnata, n. 1155/2016, la Corte di Appello di Palermo rigettava l’appello principale, accogliendo invece quello incidentale; rigettava quindi la domanda di costituzione di servitu’ coattiva che era stata accolta in prime cure e condannava gli originari attori alle spese del doppio grado di giudizio.
Propongono ricorso per la cassazione di detta decisione (OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS), affidandosi a sette motivi.
Resistono con controricorso (OMISSIS) e (OMISSIS), eredi di (OMISSIS).
(OMISSIS), intimata, non ha svolto attivita’ difensiva nel presente giudizio di legittimita’.
Il P.G. ha concluso per il rigetto del ricorso.
In prossimita’ dell’udienza pubblica, la parte ricorrente ha depositato documentazione attestante l’intervenuta cancellazione dall’albo avvocati, a domanda, dell’avv. (OMISSIS).
RAGIONI DELLA DECISIONE
Con il primo motivo, i ricorrenti lamentano la violazione dell’articolo 132 c.p.c., perche’ la Corte di Appello avrebbe riconosciuto la natura interpoderale della stradella oggetto di causa, ma erroneamente affermato che il diritto di passaggio sulle interpoderali compete solo ai proprietari dei fondi latistanti. Ad avviso dei ricorrenti, si configura una presunzione di assoggettamento al transito pubblico delle strade interpoderali e vicinali.
La censura e’ infondata. I ricorrenti richiamano il principio, affermato da questa Corte, secondo cui “La strada interpoderale o vicinale, iscritta negli elenchi comunali, si presume assoggettata al pubblico transito, diritto reale dell’ente esponenziale estinguibile soltanto per volonta’ anche implicita del medesimo, irrilevante essendo al riguardo che la via sia chiusa da un lato, senza sbocco su altra strada” (Cass. Sez. 3, Sentenza n. 915 del 22/01/2003, Rv. 560440).
Tuttavia, i ricorrenti non deducono che la stradella oggetto di causa fosse stata inserita nell’elenco comunale delle vie aperte al pubblico transito, ne’ tale circostanza si ricava dalla sentenza impugnata, nella quale si accenna soltanto alla natura interpoderale della stradella: elemento, questo, di per se’ solo insufficiente a far scattare la presunzione di destinazione al pubblico transito.
Sul punto, va osservato che l’inserimento della via nell’elenco comunale delle strade non esclude che la stessa possa avere natura privata. Va infatti ribadito il principio secondo cui “L’inserimento di una strada nell’elenco di cui alla L. n. 126 del 1958, articolo 8, integra una presunzione semplice di destinazione del tracciato al pubblico transito che puo’ essere vinta dalla valutazione, da parte del giudice di merito, degli elementi certi acquisiti al processo, idonei a dimostrare la natura privata della strada stessa” (Cass. Sez. 2, Sentenza n. 3391 del 11/02/2009, Rv. 606634).
Infatti “L’iscrizione di una strada nell’elenco delle vie pubbliche o gravate da uso pubblico non ha natura costitutiva e portata assoluta, ma riveste funzione puramente dichiarativa della pretesa del Comune, ponendo una semplice presunzione di pubblicita’ dell’uso, superabile con la prova contraria della natura della strada e dell’inesistenza di un diritto di godimento da parte della collettivita’ mediante un’azione negatoria di servitu’…” (Cass. Sez. U, Ordinanza n. 1624 del 27/01/2010, Rv. 611364, secondo cui rientra nella giurisdizione ordinaria la controversia promossa dal privato, proprietario di una strada sterrata, immettentesi su strada comunale, per sentir dichiarare che essa, ancorche’ oggetto di provvedimento comunale di classificazione come strada vicinale ad uso pubblico, era di sua proprieta’ esclusiva; negli stessi termini, cfr. anche Cass. Sez. U, Sentenza n. 26897 del 23/12/2016, Rv. 641805).
Stesso dicasi in relazione all’appartenenza di una strada vicinale ad un ente pubblico territoriale, poiche’ anche in tal caso l’accertamento devoluto al giudice di merito non si arresta alla mera verificazione di un dato formale, rappresentato dalla natura interpoderale della strada o dal suo inserimento nell’elenco comunale delle vie aperte al transito pubblico, ma si estende a plurime circostanze di fatto, quali l’inclusione del tracciato nelle mappe catastali, l’attivita’ di manutenzione effettuata dall’ente territoriale, l’inclusione nella toponomastica cittadina con attribuzione di denominazione e numerazione civica e, infine, la mancanza di elementi validi a sostegno del contrario assunto (cfr. Cass. Sez. 2, Sentenza n. 23705 del 09/11/2009, Rv. 610736).
Nel caso di specie, nessuno di tali elementi emerge, ne’ dalla sentenza impugnata, ne’ dal ricorso, onde la semplice affermazione, operata dalla Corte di Appello, che la stradella di cui e’ causa avesse “natura interpoderale” non e’, di per se’ sola, sufficiente a far scattare la presunzione di destinazione della stessa al pubblico transito.
Con il secondo motivo, i ricorrenti lamentano la violazione e falsa applicazione degli articoli 112 e 342 c.p.c., perche’ la Corte di Appello avrebbe erroneamente accolto l’appello incidentale proposto dalle originarie convenute, anche se queste ultime avevano contestato la non integrita’ del contraddittorio in relazione alla domanda di costituzione della servitu’ soltanto con la comparsa conclusionale in primo grado e con i motivi di appello incidentale, modificando di conseguenza le difese che avevano, originariamente, spiegato innanzi il Tribunale.
Con il terzo motivo, i ricorrenti denunciano la violazione dell’articolo 345 c.p.c., perche’ la Corte di Appello avrebbe omesso di rilevare la novita’ dell’eccezione di non integrita’ del cotraddittorio, sollevata dalle appellanti incidentali, appunto, soltanto con la comparsa conclusionale in primo grado.
Le due censure, suscettibili di trattazione congiunta, sono infondate.
Le originarie convenute, appellanti incidentali, avevano impugnato la decisione di prima istanza deducendo la natura non integra del contraddittorio, poiche’ la domanda di costituzione di servitu’ coattiva deve essere proposta nei confronti di tutti i proprietari dei fondi frapposti tra quello, asseritamente intercluso, e la via pubblica. Nella specie il tracciato della stradella interpoderale di cui e’ causa “… attraversa… altri territori di proprieta’ di soggetti terzi, tali (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS), estranei al presente giudizio…”(cfr. pag. 9 della sentenza impugnata).
I ricorrenti non contestano tale circostanza, ma si limitano a sostenere che le appellate avrebbero modificato, in secondo grado, la loro linea difensiva: cosa che, tuttavia, non corrisponde al vero, posto che gia’ con la comparsa conclusionale depositata in prime cure -come riconosciuto dagli stessi ricorrenti: cfr. pag. 9 del ricorso- le predette appellate avevano posto la questione della non integrita’ del contraddittorio.
Cio’ posto, resta fermo che, poiche’ la regolarita’ del contraddittorio e’ questione rilevabile anche d’ufficio, in presenza di domande soggette a litisconsorzio necessario -qual e quella finalizzata alla costituzione di una servitu’ di passaggio coattivo la circostanza che le originarie convenute abbiano sollevato il tema solo in comparsa conclusionale non e’ decisivo.
E’ invece decisivo, ma per escludere la novita’ della questione ed il vizio di ultrapetizione denunziato dai ricorrenti, il fatto che l’eccezione di cui si discute sia stata riproposta in secondo grado, sub specie di motivo di graveme incidentale. Cio’ infatti, proprio in virtu’ della richiamata rilevabilita’ ex officio del vizio in esame, conferma che il tema dell’integrita’ del contraddittorio era stato ritualmente devoluto al giudice di seconda istanza.
Con il quarto motivo, i ricorrenti lamentano la mancata rilevazione ufficiosa del giudicato implicito: la Corte di Appello avrebbe dovuto, da un lato, ravvisare l’assenza di uno specifico motivo di impugnazione relativo alla non integrita’ del contraddittorio, e, dall’altro lato, ritenere comunque non contestato il petitum sostanziale proposto dagli originari attori, che avevano concluso per la costituzione della “… servitu’ coattiva di passaggio in favore del fondo di proprieta’ degli attori ed a carico dell’appezzamento di terreno… gia’ di proprieta’ di (OMISSIS) per il tratto necessario a garantire il collegamento tra detta stradella ed il confine prossimo alla particella… di proprieta’ (OMISSIS) – (OMISSIS)”(cfr. pag. 35 del ricorso).
Con il quinto motivo, i ricorrenti sostengono l’inapplicabilita’, al caso di specie, del principio affermato dalla sentenza delle Sezioni Unite di questa Corte n. 9685 del 22.4.2013, perche’ essi avevano invocato, in prime cure, solo la costituzione della servitu’ coattiva per interclusione sul terreno di proprieta’ (OMISSIS) e su quello di proprieta’ (OMISSIS) – (OMISSIS), e non anche sugli altri fondi interposti fino alla pubblica via. DI conseguenza, ad avviso dei ricorrenti, il giudice di merito avrebbe dovuto pronunciarsi limitandosi al petitum invocato dagli attori.
Le due censure, suscettibili di trattazione congiunta, sono infondate.
In primo luogo, esse collidono apertamente con quanto sostenuto dai ricorrenti con il secondo e terzo motivo di ricorso; con questi ultimi, infatti, essi censurano la sentenza di appello affermando che il giudice di secondo grado avrebbe dovuto ritenere nuova la questione della non integrita’ del contraddittorio in relazione alla domanda di costituzione di servitu’ coattiva. Con la doglianza in esame, invece, i ricorrenti sostengono esattamente il contrario, ovverosia che la questione di cui si discute non sarebbe stata proposta in appello, di talche’ su di essa sarebbe sceso il giudicato implicito.
In secondo luogo, ed in ogni caso, la domanda di costituzione di servitu’ di passaggio coattiva presuppone l’interclusione del fondo dominante e mira a superare detta condizione; per questo motivo, devono partecipare necessariamente al giudizio tutti i proprietari dei terreni interessati al tracciato del passaggio, dal fondo dominante sino alla via pubblica, poiche’ unico dev’essere, nei confronti di tutti i convenuti, l’accertamento della condizione di interclusione del fondo degli attori. Non e’ dunque possibile suddividere la domanda, per ottenere la costituzione di una servitu’ coattiva su un solo segmento del tracciato da percorrere per raggiungere la pubblica via, poiche’ la relativa pronuncia, proprio in quanto non resa nei confronti degli altri proprietari dei terreni frapposti tra quello intercluso e la via pubblica, non sarebbe ad essi opponibile, e sarebbe dunque inutiliter data, poiche’ essa non varrebbe a por fine alla condizione di interclusione del fondo dell’attore.
Va, in proposito, ribadito il principio secondo cui “L’azione di costituzione coattiva di servitu’ di passaggio deve essere contestualmente proposta nei confronti dei proprietari di tutti i fondi che si frappongono all’accesso alla pubblica via, realizzandosi la funzione propria del diritto riconosciuto al proprietario del tondo intercluso dall’articolo 1051 c.c., solo con la costituzione del passaggio nella sua interezza. Ne consegue che, in mancanza, la domanda va respinta perche’ diretta a far valere un diritto inesistente, restando esclusa la possibilita’ di integrare il contraddittorio rispetto ai proprietari pretermessi” (Cass. Sez. U, Sentenza n. 9685 del 22/04/2013, Rv. 625962).
Con il sesto motivo, i ricorrenti lamentano l’omesso esame di fatti decisivi per il giudizio, perche’ la Corte di Appello non avrebbe tenuto conto, da un lato, della documentazione fotografica versata in atti, che dimostrava l’interclusione del fondo degli originari attori, e, dall’altro lato, del fatto che sia gli (OMISSIS) che i (OMISSIS), proprietari degli altri terreni interessati dal percorso della stradella di cui e’ causa, avevano espresso il loro benestare all’esercizio, da parte dei ricorrenti, del diritto di passaggio, onde la loro partecipazione al giudizio sarebbe stata inutile.
Il motivo e’ inammissibile. Come gia’ detto in occasione dello scrutinio del quarto e quinto motivo, la domanda finalizzata a costituire una servitu’ coattiva di passaggio tende a superare la natura interclusa del fondo e dunque presuppone la partecipazione al giudizio di tutti i proprietari dei fondi frapposti tra quello intercluso e la pubblica viabilita’. Il fatto che taluni di essi abbiano consentito al transito non rileva, giacche’ la condizione di interclusione non e’ superata dall’esistenza di un passaggio esercitato in via di mero fatto sul fondo di terzi, occorrendo piuttosto la costituzione di un diritto reale idoneo a soddisfare le esigenze del fondo intercluso (Cass. Sez. 2, Ordinanza n. 15116 del 31/05/2021, Rv. 661363).
Con il settimo motivo, i ricorrenti lamentano infine la violazione degli articoli 91 e 92 c.p.c., perche’ la Corte di Appello avrebbe erroneamente posto a loro carico le spese del secondo grado, pur avendo parzialmente disatteso anche l’appello incidentale che era stato proposto dalle parti convenute prima istanza.
La censura e’ infondata.
Le spese di lite vanno regolate con riferimento all’esito complessivo della controversia che, nel caso di specie, si e’ conclusa con il rigetto, in prime cure, delle domande di accertamento della destinazione al pubblico transito della stradella di cui e’ causa e, in subordine, di usucapione del diritto di servitu’ di passaggio sulla stessa; nonche’, in secondo grado, anche di quella, proposta in via estremamente gradata, di costituzione di servitu’ coattiva. Di conseguenza, essendo risultati totalmente perdenti all’esito del doppio grado del giudizio di merito, gli odierni ricorrenti sono stati, giustamente, condannati alle spese dell’intero giudizio di merito, in applicazione del principio generale della soccombenza.
In definitiva, il ricorso va rigettato.
Le spese del presente giudizio di legittimita’, liquidate come da dispositivo, seguono la soccombenza.
Stante il tenore della pronuncia, va dato atto -ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater- della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento di un ulteriore importo a titolo contributo unificato, pari a quello previsto per la proposizione dell’impugnazione, se dovuto.
P.Q.M.
la Corte rigetta il ricorso e condanna la parte ricorrente al pagamento, in favore della parte controricorrente, delle spese del presente giudizio di legittimita’, che liquida in Euro 3.200, di cui Euro 200 per esborsi, oltre rimborso delle spese generali nella misura del 15%, iva, cassa avvocati ed accessori tutti come per legge.
Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, da’ atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma dello stesso articolo 13, comma 1-bis se dovuto.
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